Omicidio a Road Hill House
Ovvero invenzione e rovina di un detective
di Kate Summerscale
Einaudi, Torino, 2008 – 364 pagine, 19,50 euro.
Questa è la storia del crimine più crudele mai compiuto nell’Inghilterra di metà Ottocento: l’omicidio di un bambino di tre anni. Una mattina d’estate del 1860, il piccolo Saville Kent viene trovato con la gola recisa dentro la latrina del capanno degli attrezzi nella tenuta del signor Kent, padre della vittima e ricco ispettore del lavoro, in località Road, Wiltshire. L’assassino è sicuramente nascosto tra i dodici abitanti della villa. La polizia locale non osa cercare il colpevole nel tempio sacro della famiglia e così, per la prima volta nella storia, viene incaricato di seguire le indagini un ispettore londinese, uno dei cervelli della neonata squadra speciale omicidi di Scotland Yard.
L’incipit sembra richiamare la trama di un giallo classico, nella ancor più classica variante della “casa chiusa”, ma non possiamo fermarci a questo punto. L’autrice, oltre ad offrirci il resoconto documentato di uno dei casi di cronaca nera che occupò per anni le prime pagina dei giornali, ci presenta uno spaccato della società vittoriana ed uno studio, ricco di citazioni letterarie tra Poe e Dickens, sulla nascita di un nuovo genere letterario: il giallo. Witcher, l’investigatore chiamato a risolvere il caso di Road Hill House, è il modello di un nuovo poliziotto: un segugio capace di fiutare la pista e procedere nelle indagini in modo deduttivo. Grazie a queste sue caratteristiche - che già ricordano quelle del vero precursore, ovvero l' Auguste Dupin de Gli omicidi della Rue Morgue - egli si configura storicamente come l’ispiratore di una serie di futuri eroi letterari. Basti pensare che il paladino del giallo deduttivo, ovvero lo Sherlock Holmes di Conan Doyle, vedrà la luce più di vent’anni dopo nel romanzo Uno studio in rosso, datato 1887.
Il libro è arricchito da una galleria fotografica.
venerdì 24 luglio 2009
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento