Casa degli Atellani. Courtesy by Fondazione Portaluppi

venerdì 3 luglio 2009

Quotidiani

Scarpa conquista lo Strega. Scurati battuto per un voto.


Di un soffio, di un solo voto, do­po una sfida al fotofinish (e al cardiopalma) durata ben oltre la mezzanotte, Tiziano Scarpa, con il romanzo Stabat Mater , Einaudi, ha vinto l’edizione numero 63 del Premio Stre­ga. Secondo classificato Antonio Scurati con Il bambino che sognava la fine del mon­do , edito da Bompiani. 119 preferenze con­tro 118.

Tutto come da copione o quasi dunque, a parte quel margine sottilissimo che nes­suno poteva prevedere. Rumors, indiscre­zioni e pronostici della vigilia parlavano co­munque di «un testa a testa, con Scarpa in testa». E testa a testa è stato, per un premio che non riserva mai sorprese nell’assegna­zione.

Distanziati, il terzo classificato Massimo Lugli con L’istinto del lupo (Newton Comp­ton, 58 voti), che era stato la grande sorpre­sa classificandosi al secondo posto nella cinquina, l’esordiente Cesarina Vighy con L’ultima estate (Fazi, 36 voti), al quarto po­sto, e il medico scrittore Andrea Vitali con

Almeno il cappello (Garzanti, 28 voti), a chiudere la cinquina.

La serata è cominciata con un clamoro­so ritardo rispetto alla formula di rito, che prevedeva un inizio alle 21.30, con il presi­dente di seggio Paolo Giordano, vincitore della scorsa edizione, affiancato dal diretto­re della Fondazione Bellonci Tullio De Mau­ro, per il via allo scrutinio delle preferenze espresse dai 400 Amici della domenica, il corpo elettorale del premio. Il via c’è stato, ma solo molto dopo le 23, con un parterre non affollatissimo forse anche a causa del­la forte pioggia pomeridiana sulla capitale. Nell’attesa non si parlava comunque d’al­tro: Scarpa versus Scurati, ovvero Stabat Mater in volata al fotofinish sul romanzo Il bambino che sognava la fine del mondo , e dunque l’eterno duello Einaudi (galassia Mondadori, alla sua terza vittoria consecu­tiva dopo Niccolò Ammaniti, 2007, e Paolo Giordano, 2008), su Bompiani (gruppo Riz­zoli). Uno schema che, alla luce del risulta­to, rinfocolerà le inevitabili polemiche che da sempre (e l’edizione di quest’anno non ha fatto eccezione) accompagnano il pre­mio fondato da Goffredo e Maria Bellonci nel 1944, per molti appannaggio (sia quan­do vincono, ma anche quando non vinco­no) degli appetiti e delle strategie dei gran­di colossi editoriali.

Nell’attesa dell’inizio dello scrutinio, do­vendo ingannare il tempo, tra i tavoli il te­ma è stato per tutti il duello, di cui addirit­tura un’ora prima dell’assegnazione si dice­va: «Vince Scarpa per due-tre voti». E con i protagonisti, forse anche per scaramanzia, restii a rilasciare dichiarazioni sulla sfida. Hanno comunque giocato tra loro, anche a favore di telecamere e flash che li richiede­vano a gran voce. Scurati: «Ma su, mica sia­mo due pugili...». Scarpa: «No no, non sia­mo nemici». Hanno però parlato dei loro libri in ga­ra.

Stabat Mater : la lunga lettera alla ma­dre di una ragazza sedicenne, Cecilia, ab­bandonata nell’Ospedale della Pietà di Ve­nezia da bambina, dove ha imparato a suo­nare il violino, in chiesa, dietro una grata che protegge le giovani dagli sguardi dei fe­deli. E la sua vita che cambia, dopo l’incon­tro con un prete insegnante dai capelli ros­si, Antonio Vivaldi. E Il bambino che sogna­va la fine del mondo di Scurati: prima, la storia di un adulto che accusa un prelato di averlo molestato quando da bambino fre­quentava il seminario. Poi, alcune mamme che denunciano due maestre per abusi nei confronti dei loro figli. Episodi ispirati a fatti di cronaca realmente accaduti, ma nel libro tutto è vero e tutto è reinventato al tempo stesso, con un professore universita­rio protagonista della narrazione che finirà coinvolto, innocente, in un’accusa infa­mante.

Mondanità, eleganza da soirée d’altri tempi, caccia all’invito e splendida cornice rinascimentale del Ninfeo di Villa Giulia: il marchio-Strega è anche garanzia da più di mezzo secolo di evento clou per quanti gra­vitano e fanno parte, a vario titolo, della so­cietà letteraria. E ieri i volti noti non sono mancati: al tavolo Rizzoli-Bompiani Cesare Romiti e l’ex direttore del «Corriere della Sera» Paolo Mieli. Tra gli altri presenti, il sindaco di Roma Gianni Alemanno, l’ex se­gretario del Pd Walter Veltroni, Lilli Gru­ber, Stefano Rodotà, Alain Elkann, Antonio Meccanico, Gherardo Colombo.

Una vittoria, questa, anche per Gian Ar­turo Ferrari, che a fine anno lascia la presi­denza della divisione libri Mondadori: «Le polemiche fanno bene, sono i globuli rossi della cultura, altrimenti le cose sono son­nolente, ferme. Lo Strega è tra i premi lette­rari esistenti al mondo uno di quelli che funzionano meglio, anche più del Nobel che ha premiato persone indecorose. È un premio equilibrato che ha premiato libri di buona qualità». Polemico con la Rai, anco­ra prima della proclamazione, lo sconfitto Scurati: «Come avete deciso la scaletta? Per­ché io parlo per penultimo e Scarpa per ul­timo?».

Infine il commento del vincitore, che ha brindato a Giulio Einaudi. A chi gli dice «Ti­ziano che fortuna» Scarpa così replica: «In­somma... la differenza l’hanno fatta i due voti collettivi, quello della Dante Alighieri e quello delle scuole, certo non tra quelli manipolabili » .

Corriere.it
Venerdì 3 luglio 2009

Articolo di Edoardo Sassi

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