Scarpa conquista lo Strega. Scurati battuto per un voto.
Di un soffio, di un solo voto, dopo una sfida al fotofinish (e al cardiopalma) durata ben oltre la mezzanotte, Tiziano Scarpa, con il romanzo Stabat Mater , Einaudi, ha vinto l’edizione numero 63 del Premio Strega. Secondo classificato Antonio Scurati con Il bambino che sognava la fine del mondo , edito da Bompiani. 119 preferenze contro 118.
Tutto come da copione o quasi dunque, a parte quel margine sottilissimo che nessuno poteva prevedere. Rumors, indiscrezioni e pronostici della vigilia parlavano comunque di «un testa a testa, con Scarpa in testa». E testa a testa è stato, per un premio che non riserva mai sorprese nell’assegnazione.
Distanziati, il terzo classificato Massimo Lugli con L’istinto del lupo (Newton Compton, 58 voti), che era stato la grande sorpresa classificandosi al secondo posto nella cinquina, l’esordiente Cesarina Vighy con L’ultima estate (Fazi, 36 voti), al quarto posto, e il medico scrittore Andrea Vitali con
Almeno il cappello (Garzanti, 28 voti), a chiudere la cinquina.
La serata è cominciata con un clamoroso ritardo rispetto alla formula di rito, che prevedeva un inizio alle 21.30, con il presidente di seggio Paolo Giordano, vincitore della scorsa edizione, affiancato dal direttore della Fondazione Bellonci Tullio De Mauro, per il via allo scrutinio delle preferenze espresse dai 400 Amici della domenica, il corpo elettorale del premio. Il via c’è stato, ma solo molto dopo le 23, con un parterre non affollatissimo forse anche a causa della forte pioggia pomeridiana sulla capitale. Nell’attesa non si parlava comunque d’altro: Scarpa versus Scurati, ovvero Stabat Mater in volata al fotofinish sul romanzo Il bambino che sognava la fine del mondo , e dunque l’eterno duello Einaudi (galassia Mondadori, alla sua terza vittoria consecutiva dopo Niccolò Ammaniti, 2007, e Paolo Giordano, 2008), su Bompiani (gruppo Rizzoli). Uno schema che, alla luce del risultato, rinfocolerà le inevitabili polemiche che da sempre (e l’edizione di quest’anno non ha fatto eccezione) accompagnano il premio fondato da Goffredo e Maria Bellonci nel 1944, per molti appannaggio (sia quando vincono, ma anche quando non vincono) degli appetiti e delle strategie dei grandi colossi editoriali.
Nell’attesa dell’inizio dello scrutinio, dovendo ingannare il tempo, tra i tavoli il tema è stato per tutti il duello, di cui addirittura un’ora prima dell’assegnazione si diceva: «Vince Scarpa per due-tre voti». E con i protagonisti, forse anche per scaramanzia, restii a rilasciare dichiarazioni sulla sfida. Hanno comunque giocato tra loro, anche a favore di telecamere e flash che li richiedevano a gran voce. Scurati: «Ma su, mica siamo due pugili...». Scarpa: «No no, non siamo nemici». Hanno però parlato dei loro libri in gara.
Stabat Mater : la lunga lettera alla madre di una ragazza sedicenne, Cecilia, abbandonata nell’Ospedale della Pietà di Venezia da bambina, dove ha imparato a suonare il violino, in chiesa, dietro una grata che protegge le giovani dagli sguardi dei fedeli. E la sua vita che cambia, dopo l’incontro con un prete insegnante dai capelli rossi, Antonio Vivaldi. E Il bambino che sognava la fine del mondo di Scurati: prima, la storia di un adulto che accusa un prelato di averlo molestato quando da bambino frequentava il seminario. Poi, alcune mamme che denunciano due maestre per abusi nei confronti dei loro figli. Episodi ispirati a fatti di cronaca realmente accaduti, ma nel libro tutto è vero e tutto è reinventato al tempo stesso, con un professore universitario protagonista della narrazione che finirà coinvolto, innocente, in un’accusa infamante.
Mondanità, eleganza da soirée d’altri tempi, caccia all’invito e splendida cornice rinascimentale del Ninfeo di Villa Giulia: il marchio-Strega è anche garanzia da più di mezzo secolo di evento clou per quanti gravitano e fanno parte, a vario titolo, della società letteraria. E ieri i volti noti non sono mancati: al tavolo Rizzoli-Bompiani Cesare Romiti e l’ex direttore del «Corriere della Sera» Paolo Mieli. Tra gli altri presenti, il sindaco di Roma Gianni Alemanno, l’ex segretario del Pd Walter Veltroni, Lilli Gruber, Stefano Rodotà, Alain Elkann, Antonio Meccanico, Gherardo Colombo.
Una vittoria, questa, anche per Gian Arturo Ferrari, che a fine anno lascia la presidenza della divisione libri Mondadori: «Le polemiche fanno bene, sono i globuli rossi della cultura, altrimenti le cose sono sonnolente, ferme. Lo Strega è tra i premi letterari esistenti al mondo uno di quelli che funzionano meglio, anche più del Nobel che ha premiato persone indecorose. È un premio equilibrato che ha premiato libri di buona qualità». Polemico con la Rai, ancora prima della proclamazione, lo sconfitto Scurati: «Come avete deciso la scaletta? Perché io parlo per penultimo e Scarpa per ultimo?».
Infine il commento del vincitore, che ha brindato a Giulio Einaudi. A chi gli dice «Tiziano che fortuna» Scarpa così replica: «Insomma... la differenza l’hanno fatta i due voti collettivi, quello della Dante Alighieri e quello delle scuole, certo non tra quelli manipolabili » .
Corriere.it
Venerdì 3 luglio 2009
Articolo di Edoardo Sassi
venerdì 3 luglio 2009
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