Casa degli Atellani. Courtesy by Fondazione Portaluppi

venerdì 30 luglio 2010

giro di recensioni

Libri da portare sotto l'ombrellone! tornano i consigli di Jacopo Ghilardotti per la lettura estiva:

Le ho mai raccontato del vento del nord - Daniel Glattauer -Feltrinelli
Angolo di riposo -Wallace Stagner -Rizzoli
Indian takeaway- Hardeep Sigh Kohli - Marsilio
Vorrei star fermo mentre il mondo va - Simone Marcuzzi -Mondadori
I 10 giorni che svonvolgeranno il mondo - Alain Minc -Le chiarelettere



Giro di recensioni - Libri sotto l'ombrellone

giovedì 29 luglio 2010

Recensione del giorno

Marina
di Carlos Ruiz Zafon

Mondadori, Milano, 2009; 308 pagine; 19,50 euro


Leggendo Marina non si ha l’impressione di trovarsi di fronte a qualcosa di nuovo. Personaggi, atmosfere e ambientazioni rimandano a quel mondo che ormai, da L’ombra del vento in poi, abbiamo imparato a conoscere. Barcellona con la nebbia, un po’ di mistero, uno studente curioso e innamorato, sono gli elementi che caratterizzano tutta la narrativa di Zafon. Una lettura che in un certo senso ci coccola, perché sappiamo già dove ci porterà la conclusione, conosciamo gli sviluppi e anche i prevedibili colpi di scena. Non è un libro da fiato sospeso, piuttosto una lettura dolce e ritmata perfetta per l’ombrellone! (p.f.)

martedì 27 luglio 2010

Recensione del giorno

La macchina perfetta
Teoria, pratica e storie della bicicletta
di Giò Pozzo e Adriano Maccarana
Il Saggiatore, Milano, 2010 - 192 pagine; 25 euro

È semplice, essenziale, non consuma carburante, costa poco e non inquina.
La bicicletta è una macchina perfetta. Una macchina che questo libro suggerisce come usare, riparare e mantenere efficiente: spesa minima, soddisfazione massima.
Dopo anni trascorsi nelle ciclofficine e dopo aver capito che le biciclette di oggi spesso non sono fatte così bene, Giò Pozzo e Adriano Maccarana hanno aperto la loro bottega, dove producono pregiate biciclette artigianali (OrcoCicli). Da questa loro esperienza è nata La macchina perfetta, un manuale per capire come è fatta una bici, come montarla o rimetterla in sesto, pezzo per pezzo, con l’ausilio di una cassetta degli attrezzi e di illustrazioni minuziose. Tanti consigli d’uso, suggerimenti tecnici e segreti del mestiere, ma non solo. Gli autori ci fanno percorrere l’universo vario, e anche bizzarro, della bicicletta, dalla pista alla strada, dalla graziella al bolide da corsa ultraleggero, dalla bici da viaggio alla moda metropolitana della ruota fissa. E ricordano i grandi marchi che hanno fatto la storia del ciclo italiano, marchi dietro cui stanno eccellenti artigiani imprenditori che non hanno avuto paura di sporcarsi le mani con il grasso: Edoardo Bianchi, Tullio Campagnolo, Faliero Masi, Mario Confente…
Con parole semplici e convincenti, Pozzo e Maccarana ci fanno condividere la loro esperienza e ci riservano una sorpresa: la “riscoperta” della bicicletta. All’insegna di una massima: «Vale sempre la pena di rimettere in funzione una vecchia bicicletta che, valore affettivo a parte, potrà garantirvi ancora lunghi anni di felici pedalate». E, in ogni caso, è sempre meglio abbondare col grasso!

mercoledì 14 luglio 2010

Recensione del giorno

Inviato alla biennale
Venezia 1949-2009
di Gillo Dorfles
Libri Scheiwiller, Milano, 2010 - 544 pagine; 18 euro

I cent’anni di Gillo Dorfles celebrati da Libri Scheiwiller, la casa editrice nata a Milano nel lontano 1977. Inviato alla Biennale raccoglie articoli e contributi vari apparsi sulle più importanti pubblicazioni nazionali negli ultimi quarant’anni. Cronache ordinate dal 1949 fino al 2009.
Una particolare storia dell’arte, decisamente personalizzata e consultabile, un percorso teorico tra stili e materiali. Il tutto per decifrare i significati dell’espressione “qualità artistica”. Dorfles e il cammino dell’esposizione d’arte in Italia, alla ricerca del gusto internazionale, per un’analisi dell’espressione e della produzione contemporanea, in quello spazio di critica troppo vicino al presente per avere connotati d’oggettività. La forza di Dorfles nasce dalla capacità unica di definire in corsa il ruolo dell’arte, nel tentativo d’individuare il fenomeno e intuire il capolavoro. Il racconto delle oscillazioni artistiche del Novecento, inseguendo le progressioni del gusto, le leggi della moda e i parametri estetici: la saggia analisi dell’eterno conflitto tra critica e storia dell’arte.

lunedì 12 luglio 2010

Recensione del giorno

Un giorno
di David Nicholls
Neri Pozza, Vicenza, 2010 - 491 pagine; 18 euro.

Per parlare di questo libro devo partire da Nick Hornby. A me Nick Hornby piaceva molto, all’inizio. Comprai Alta fedeltà ancora nella primissima edizione, quella che aveva in copertina una vecchia stampa e non la ragazza sorridente che subentrò non appena alla Guanda si accorsero di avere per le mani un tesoro. Febbre a 90, già uscito in Inghilterra, me lo divorai in edizione originale ben prima della stampa italiana. Lessi anche Un ragazzo, anche se con minore accanimento. Poi uscì Come diventare buoni, quello scritto in prima persona femminile, e successero due cose: 1) una mia amica mi disse che era un libro tutto sbagliato perchè “nessuna donna ragiona a quel modo”. 2) Will Self - o forse era Irvine Welsh oppure John King, fa lo stesso: uno a caso fra i cantori dell’hooliganism britannico – parlò di Hornby con disprezzo come del classico personaggio che “trovi sempre in cucina alle feste”, con il famelico sottinteso che lui, alle feste, preferiva stare in sala o in camera da letto o in bagno (cito in merito l’inno di Jona Lewie “You'll Always Find Me in the Kitchen at Parties”). La somma di questi eventi e l’improvvida speranza di non essere troppo confuso con Nick Hornby, i suoi lettori e i suoi personaggi, negli anni successivi mi fecero deviare verso altri autori e altri mondi.
Per lanciare Un giorno di David Nicholls la Neri Pozza ha attaccato al libro una fascetta con uno spericolato elogio di Nick Hornby, che parla di un romanzo “coinvolgente e irresistibile”. Sono evidenti la chiamata di correo, l’invito a nozze, il richiamo alle armi: i lettori sono avvisati di avere a che fare con un libro che è piaciuto ad Hornby e si presume presenti le stesse atmosfere, gli stessi rimandi e gli stessi quadri borghesi e londinesi tipici del prototipo. Ma nonostante la mia maturata diffidenza, questo mattone di cinquecento pagine l’ho letto in due soli giorni, sperando che non finisse. I protagonisti sono un uomo e una donna, Emma e Dexter, che passano insieme la notte successiva alla loro laurea, il giorno 15 luglio 1988. “Due ragazzi si incontrano nel momento più bello della loro vita, quando tutto sembra possibile”, strizza l’occhio la quarta di copertina. In Inghilterra il 15 luglio è il giorno di St. Swithin, una ricorrenza legata a un proverbio sul tempo (qualcosa di simile ai giorni della merla o all’estate di San Martino da noi: cito in merito l’inno di Billy Bragg “St. Swithin’s Day”, per quanto suggerito da Nicholls stesso). Le vite di Emma e Dexter si dividono immediatamente (in sintesi: lui è ricco, vanesio e un po’ cialtrone; lei è meno ricca, impegnata e sogna di fare la scrittrice), però quando arriva il 15 luglio di ogni anno i due si incrociano o si cercano, mal che vada si scrivono e si ricordano: come vagamente intuito da entrambi in battuta, l’uno è l’essere più importante della vita dell’altro. Nicholls racconta ogni St. Swithin’s Day della vita di Emma e Dexter, anno dopo anno, fino al 2007: è un trucco narrativo che gli consente di fotografare i loro diversi movimenti senza perdere troppo tempo sugli sviluppi intermedi (faccio un esempio che non pregiudica la vostra lettura: della mamma di Dexter, malata il 15 luglio 1992, si annuncia di passaggio la morte nel capitolo del 15 luglio successivo, ovviando alla necessità di raccontarla). Ora non voglio esagerare con i legami personali, che già ne ho messi fin troppi: però io mi sono laureato sei mesi dopo Emma e Dexter e ho circa la stessa età, seguire la loro vita a due vicina e lontana, anno dopo anno, mi ha spinto naturalmente ad alcune nostalgiche complicità. Che saranno pure state ricercate e piazzate a bella posta per fottermi, però non me ne sono accorto. Già lo so che qui si parla di narrativa, non di letteratura: la letteratura è Bret Easton Ellis, Cormac McCarthy, David Foster Wallace, James Ellroy. Qui si parla di una commedia romantica della quale stanno già programmando il film e contando i possibili incassi (Dexter sarà Jim Sturgess, il protagonista di Across the Universe; Emma sarà Anne Hathaway, tanto per non smentire il richiamo ad un altra commedia romantica passata con strasuccesso al cinema. Servisse la mia opinione, io leggendo pensavo a una come Lily Allen). Però vi giuro tre cose, a costo di fare la figura del boccalone: 1) lo sviluppo della trama non è prevedibile. 2) Emma è fantastica. 3) Quando va alle feste Dexter in cucina ci passa solo a prendere l’alcool. (il.P.)


St. Swithin's Day di Billy Bragg

giovedì 8 luglio 2010

Recensione del giorno

DVD Messiah di Georg Friedrich Händel
LIBRO
Compendio della vita di Gesù Cristo

Classica, Milano, 2010 - 1 dvd, 46 pagine; 29,90 euro.

Händel compone Messiah, forse l'oratorio più famoso della musica barocca, nel 1742, quando smette di scrivere opere, per dedicarsi alla musica religiosa. Nel Messiah, che racchiude l'esperienza del barocco romano e la compenetrazione tra il protestantesimo germanico e la riforma anglicana, si sommano le contraddizioni e la visione del mondo della cultura barocca. In qualche modo simile è il libro di Pascal, scritto un secolo prima, che rappresenta il senso del dibattito intorno alla figura del divino, dominante in tutta la cultura barocca. La rappresentazione di Guth è invece una rilettura contemporanea, che cambia gli equilibri del sacro: un tentativo di ridare vitalità alla questione, come non avrebbe mai potuto fare una rappresentazione più tradizionale. (Philippe Daverio)

lunedì 5 luglio 2010

Recensione del giorno

Acqua dal sole
di Bret Easton Ellis
Einaudi, Torino, 2006 - 228 pagine; 10,50 euro

Acqua dal sole è un insieme di racconti brevi in cui lo scrittore Bret Easton Ellis, autore di American Psycho, esprime appieno le sue potenzialità. Non di rado nei romanzi veri e propri Ellis si perde dietro a digressioni che indeboliscono il fluire della trama. In questa raccolta, invece, la sua prosa rimane tesa come una corda e illustra in maniera esemplare la vacuità che fa da sfondo all’esistenza dei suoi personaggi.
In questi racconti i personaggi di Ellis sembrano muoversi in una bolla di gesti privi di ogni aderenza al reale. Si muovono nel tessuto di giornate stranianti, dove l’apatia generale può essere rotta solo da uno scoppio di incontrollata violenza. Violenza priva di senso, surreale e disumana. Spesso i personaggi di Ellis sono ricchi senza sapere perché, senza sapere cosa fare della loro ricchezza. Sono belli come spot pubblicitari, altrettanto artefatti e privi di profondità. Sono, soprattutto, protagonisti di un mondo dai confini inquietanti e misteriosi; un mondo che non sentono la necessità di interpretare.
Mai come in questi racconti la prosa di Ellis trabocca di significati oscuri, che vanno ricercati al di là di quello che viene descritto sulla pagina. Ogni situazione si muove su un confine sottile, oltre il quale sembra regnare la follia. Lo scrittore riesce a raggiungere questo effetto intrecciando la realtà con elementi che appartengono all’universo fantastico. In I segreti dell’estate, una delle storie più impressionanti, abbiamo un vampiro che rimorchia le ragazze per ucciderle, prende farmaci e va dallo psicologo. La figura del vampiro ritorna spesso a incarnare la figura del male assoluto, emblema di tutti i vizi che la società secerne a cui non sembra esserci rimedio. (alessio I.)