Casa degli Atellani. Courtesy by Fondazione Portaluppi

venerdì 31 luglio 2009

Recensioni d'estate

Il Caffe Atellano va in vacanza, ma vi lascia qualche consiglio per le letture estive Cremine abbronzanti sui nostri corpi.


JR
di William Gaddis
Alet, Padova, 2009 - 922 pagine; 34 euro

Cito: “il grande romanzo americano”. Gaddis ne aveva scritto un altro, Perizie, due Oscar Mondadori in un colpo solo. Questo è tutto dialoghi. Paura?


Saper perdere
di David Trueba
Feltrinelli, Milano, 2009 - 468 pagine; 19,50 euro

Saga madrilena. “Tre vite, tre biografie, tre prospettive”. Risvolto umano a mille. Fa spaghetto anche questo, infatti non lo compra nessuno.


Monteverde
di Gianfranco Franchi
Castelvecchi, Roma, 2009 - 310 pagine; 16 euro

Radiohead, radio romane, Michele Plastino. A lui l’ha rovinato la precarietà. Trent’anni appena, e un presente rivolto al passato.


Freaks
di Leslie Fiedler
Il Saggiatore, Milano, 2009 - 384 pagine; 12 euro

Un classico ristampato. Pensateci, sotto l’ombrellone a leggere di ermafroditi, fratelli siamesi e uomini elefante. Dopo guardatevi in giro.


Senza di te
di Ines Pedrosa
Elliot, Roma, 2009 - 256 pagine; 16,50 euro

Qui c’è un’amicizia ambigua, un lutto improvviso, una passione che s’intorta su se stessa. Morti che parlano, vivi che ricordano. Meravigliose seghe mentali.


La bella estate di Mélie
di Barbara Constantine
Cairo, Milano, 2009 - 221 pagine; 15 euro

A rigore, la narrativa in vendita si divide in due: femminile di qualità e femminile e basta. Ecco un femminile di qualità.


Harry, rivisto
di Mark Sarvas
Adelphi, Milano, 2009 - 310 pagine; 19 euro

Se ci tenete a farvi beccare con una novità Adelphi: gli altri leggono Zia Mame, voi scegliete questo. E’ più storto.


Il campo di cipolle
di Joseph Wambaugh
Einaudi, Torino, 2009 - 478 pagine; 21 euro

Introduce James Ellroy: “Quel libro mi commosse e mi spaventò. […] piano piano, scordai i miei problemi e cominciai a osservare gli altri, in silenzio.”


Il gioko
di Massimo Fontana
Salerno, Roma, 2009 - 207 pagine; 12 euro

Attenzione: un buon libro porno! Giovani debosciati, esamini d’ammissione, piccole perversioni. Simpatici o antipatici?


Il tubino nero
di Françoise Sagan
Barbès, Firenze, 2009 - 98 pagine; 6 euro

Rapido e indolore. “Un abito è davvero un abito solo quando un uomo ha voglia di potervelo togliere.” Da un editore specializzato nei libri galletti.

lunedì 27 luglio 2009

Recensione del giorno

Filologia dell’anfibio.
Diario militare.
di Michele Mari
Laterza, Bari, 2009 - 235 pagine; 12 euro.


Io che scrivo questa recensione sono fermamente convinto che l’abolizione del servizio militare obbligatorio – in una parola, la naja - si rivelerà alla lunga un danno per la formazione della gioventù italiana; che trascorrere un anno di vita in un mondo parallelo alla Matrix sia stata per me, vent’anni fa, un’esperienza di interesse certo, e l’ultima occasione di conoscere valide persone nate e cresciute al di fuori del mio ambiente naturale; che sbattere via il tempo rimanga una prospettiva di valore, e che l’opportunità di vivere per un anno lontano da casa e a spese dello stato, in un regime di vita sano e senza responsabilità alcuna, non sia certo da gettare. Allora ho imparato molte cose che mi sono servite, dopo. Ve ne passo una: se quattro superiori devono firmarti la licenza, almeno uno di questi ti vorrà male. Per forza. Provate a lavorare in una grande azienda, e verificate se non è vero. Ho appreso un sacco di parole ed espressioni nuove, o dal significato a parte, tipo la stecca, il cubo, la bolgetta, la borga, la vecchia, il capo spina, il minuto mantenimento, l’ordinaria, la stupida, il PAO. Ho sparato, letto quintali di fantasiosi fumetti porno, pulito lavandini rasi di vomito. Ho capito che gli stronzi esistono, ma sono una minoranza. Ho memorizzato canzoni struggenti come L’inno dei congedanti e Il silenzio. Ho interiorizzato la legge che affossa il merito, quella faccenda di cui tanto si parla, in Italia: ho imparato che l’anzianità fa grado.
Tutti argomenti sconosciuti a troppe generazioni, almeno dal tempo, mi pare negli anni novanta, in cui pareggiarono a dodici i mesi del servizio civile e di quello militare, prima di abolire l’obbligo per entrambi. Proprio a quella stagione risale Filologia dell’anfibio, il libro in cui Michele Mari racconta la sua vita in caserma. A Como, nel 1979. Un libro con un pregio assoluto: rievoca con precisione pedissequa tutte le regole e le perversioni di un anno da recluta (anzi: da spina). Ristamparlo oggi che sono state dimenticate e non vengono più tramandate di scaglione in scaglione significa adempiere a un dovere dinanzi alla Storia. Ogni capitolo riguarda un luogo oppure una tappa nella giornata di un militare di leva, e se andassero mescolati il senso non cambierebbe. Titoli sparsi, sempre a proposito di parole: Camerata, Contrappello, Armadietto, Spaccio… Quando serve Mari si aiuta con dei disegni. Ma attenzione, è un libro contro, non è nostalgico (non potrebbe esserlo, né io, per non rovinarvi il piacere, posso dirvi il perché). Come scritto in seconda di copertina, una testimonianza di quella “enorme, flagrante demenza, non priva di una astuzia tignosa, che fa del non-senso il proprio unico senso”, e che si chiama servizio militare. Si può leggere per due strade, però: indignati dinanzi agli infiniti luoghi oscuri e i Comma 22 (ricordate? L’unico motivo valido per chiedere il congedo dal fronte è la pazzia; chiunque chieda il congedo dal fronte non è pazzo); oppure abbandonandosi a una bonaria, deplorevole indulgenza. Avviso ai naviganti: Mari non scrive come ormai siete abituati a leggere. Trascrivo una frase a caso: “Ma così come il truce Tuscano era un buono, così il vago Dora era l’essempro de tucte le perfidie, ché mai n’incontrai altro sì vafro nel provocar scientemente occasion di caduta, nello scogitar nova spezie di gastigo al collapso.” Sette segni rossi del correttore di google.

venerdì 24 luglio 2009

Recensione del giorno

Omicidio a Road Hill House
Ovvero invenzione e rovina di un detective
di Kate Summerscale
Einaudi, Torino, 2008 – 364 pagine, 19,50 euro.

Questa è la storia del crimine più crudele mai compiuto nell’Inghilterra di metà Ottocento: l’omicidio di un bambino di tre anni. Una mattina d’estate del 1860, il piccolo Saville Kent viene trovato con la gola recisa dentro la latrina del capanno degli attrezzi nella tenuta del signor Kent, padre della vittima e ricco ispettore del lavoro, in località Road, Wiltshire. L’assassino è sicuramente nascosto tra i dodici abitanti della villa. La polizia locale non osa cercare il colpevole nel tempio sacro della famiglia e così, per la prima volta nella storia, viene incaricato di seguire le indagini un ispettore londinese, uno dei cervelli della neonata squadra speciale omicidi di Scotland Yard.
L’incipit sembra richiamare la trama di un giallo classico, nella ancor più classica variante della “casa chiusa”, ma non possiamo fermarci a questo punto. L’autrice, oltre ad offrirci il resoconto documentato di uno dei casi di cronaca nera che occupò per anni le prime pagina dei giornali, ci presenta uno spaccato della società vittoriana ed uno studio, ricco di citazioni letterarie tra Poe e Dickens, sulla nascita di un nuovo genere letterario: il giallo. Witcher, l’investigatore chiamato a risolvere il caso di Road Hill House, è il modello di un nuovo poliziotto: un segugio capace di fiutare la pista e procedere nelle indagini in modo deduttivo. Grazie a queste sue caratteristiche - che già ricordano quelle del vero precursore, ovvero l' Auguste Dupin de Gli omicidi della Rue Morgue - egli si configura storicamente come l’ispiratore di una serie di futuri eroi letterari. Basti pensare che il paladino del giallo deduttivo, ovvero lo Sherlock Holmes di Conan Doyle, vedrà la luce più di vent’anni dopo nel romanzo Uno studio in rosso, datato 1887.
Il libro è arricchito da una galleria fotografica.

mercoledì 22 luglio 2009

Recensione del giorno

Easter Parade
di Richard Yates
Minimum Fax, Roma, 2008 - 288 pagine, 11 euro

Se avete amato Revolutionary Road, non potete non leggere anche questo romanzo di Yeats. Una saga familiare che ha come protagoniste due sorelle molto diverse tra di loro per aspirazioni, indole e aspetto fisico. Sarah, solare, chiacchierona e convenzionale ha come unico sogno quello di sposarsi e avere figli. Emily, introversa, colta ed emancipata saltella da un uomo all’altro alla ricerca di qualcosa che non capisce. Finiranno entrambe sconfitte, vittime di loro stesse e della mancanza di coraggio.
Sullo sfondo, un’America che sta cambiando animata da pubblicitari rampanti, d'aspiranti preti e da casalinghe. (AdL)

lunedì 20 luglio 2009

Recensione del giorno

Il Maledetto United
di David Peace
Saggiatore, Milano, 2009 - 410 pagine, 17,50 euro.


Quando il Milan era un Piccolo Diavolo
d
i Sergio Taccone
Limina, Arezzo, 2009 - 98 pagine, 18 euro.

Due libri che parlano di calcio, ma non di trionfi. “Il maledetto United” è il racconto dei soli 44 giorni di Brian Clough alla guida del Leeds United, nel 1974; “Quando il Milan era un piccolo diavolo” ricorda gli anni lontani delle due retrocessioni del Milan in Serie B (una pagando e l’altra gratis, come rideva l’avvocato Prisco). Il Leeds veniva da una decina d’anni d’eccellenza e aveva appena vinto lo scudetto, ma dovette cambiare allenatore perché Don Revie era stato chiamato alla guida dell’Inghilterra. Brian Clough arrivava dal Derby County e da una semifinale di Coppa dei Campioni persa sporca con la Juventus, la Vecchia Puttana d’Europa. Uno Special One, a suo modo. Il primo giorno arringa i giocatori così: “Voialtri potete anche avere vinto tutti i trofei nazionali e qualcuno di quelli europei, ma per quanto mi riguarda la prima cosa che potete fare per me è prendere tutte le vostre medaglie e tutte le vostre presenze in nazionale e tutte le vostre coppe e tutte le vostre targhe e buttarle nel più grosso fottuto cestino che riuscite a trovare, perché non ne avete vinta nemmeno una onestamente.” […] E c’è un’altra cosa. Non voglio sentire mai più nominare il fottuto Don Revie del cazzo.” Solo contro tutti in una società che odia, quarantatre giorni dopo viene esonerato.
David Peace è l’autore del Red Riding Quartet, la tetralogia sullo Strangolatore dello Yorkshire per la quale si scomoda a ragione il paragone con l’opera di James Ellroy. Il racconto dei giorni di Clough a Leeds, in prima persona, è mescolato ai passi precedenti della sua carriera, evocati in seconda, ma non arriva a comprendere il seguito, che è un seguito trionfale: alla guida di una squadra di paese, il Nottingham Forest, quattro anni dopo Clough vincerà uno scudetto e due Coppe dei Campioni.
Allo stesso modo non serve ricordare quanto abbia vinto il Milan dopo i suoi anni bui, ma forse è il caso di aggiungere quanto orgoglio aggiunse a quelle vittorie il fatto che vi partecipassero alcuni giocatori rossoneri dal tempo della Serie B: Baresi, Evani, Tassotti. Due libri che dissotterrano il calcio fangoso degli anni settanta, una leggenda che nessun Cristiano Ronaldo e nessun Ibrahimovic riuscirà mai ad offuscare.
Limina si è specializzata da anni nell’editoria sportiva, e calcistica in particolare. Sergio Taccone è giornalista e tifoso e ha fatto molte ricerche in biblioteca e su internet: peccato non concluda la sua storia con il derby dell’ottantaquattro dove Mark Hateley ascese al cielo a insaccare di testa un cross dalla destra di Virdis, annichilendo il traditore Collovati sotto di lui. L’ora della resurrezione. E peccato altre due cose: che Taccone non abbia ceduto un po’ della sua sapienza giornalistica a Peace, e che Peace non lo abbia ricambiato con un po’ della sua arte di narratore. Del Maledetto United in Inghilterra è già uscito un film con Michael Sheen nella parte di Clough, che per quanto si intuisce su Youtube sembra un capolavoro. Una curiosità per gli smemorati e i non milanisti: il centravanti del Milan in Serie B, Joe Squalo Jordan, era lo stesso del Leeds United di Brian Clough.



Milan-Inter 1984: rete di Hateley!

mercoledì 15 luglio 2009

Recensione del giorno

Neil Jordan
a cura di Matteo Pollone e Caterina Taricano
Il Castoro, Milano, 2009 - 168 pagine,
13,90 euro

Il Castoro presenta una nuova monografia della collana “Il Castoro Cinema” dedicata a Neil Jordan
.
Dopo una formazione letteraria, musicale e teatrale, Jordan è oggi il più noto regista irlandese. Autore visionario di film apparentemente molto diversi tra loro, è in realtà un cineasta dalla straordinaria coesione formale e tematica, a suo agio in piccole produzioni indipendenti così come in quelle hollywoodiane. Ha vinto il premio Oscar nel 1993. Tra i suoi film: Mona Lisa (1986), La moglie del soldato (1992), Intervista col vampiro (1994), Michael Collins (1996), Fine di una storia (1999), Breakfast on Pluto (2005). Il Castoro ripercorre l’intero percorso artistico e personale del regista dagli esordi a oggi, corredando come sempre il testo di oltre cento fotogrammi tratti dai suoi film, prezioso strumento di approfondimento dell’analisi delle singole opere, e di una filmografia e bibliografia complete.

venerdì 10 luglio 2009

Recensione del giorno

Il viaggiatore maldestro
Le gaffe e i modi per evitarle
Di Mark McCrum
Einaudi, Torino, 2009 – 234 pagine, 16,50 euro.


La facilità con la quale ci spostiamo da un capo all’altro del pianeta e le potenti influenze transculturali esercitate dal cinema, dalla letteratura e dalle arti in genere, non sono sufficienti per comprendere le diversità comportamentali che caratterizzano e colorano i paesi. Le distanze si sono ridotte in ottica temporale rimanendo invece immutate in tutti gli ambiti culturali. Mark McCrum presenta un’impagabile guida per tutti i maldestri viaggiatori, per tutte quelle persone che, lontane dalla propria casa, non riescono a tenersi alla larga dalle situazioni più imbarazzanti e spiacevoli. Perché dobbiamo diventare viaggiatori consapevoli, capaci di non sfigurare ad una cena d’affari in Giappone o in un incontro con un capo tribù africano. Salviamoci la faccia!

mercoledì 8 luglio 2009

Riviste

Ultimo numero di CulturaPop, rivista curata da Isbn Edizioni.


martedì 7 luglio 2009

Recensione del giorno

Foto di classe
U uagnon se n'asciot
di Mario Desiati
Laterza, Bari, 2009 - 132 pagine, 10 euro.


Scritto in punta di penna, Foto di classe di Mario Desiati, uno dei più promettenti tra i giovani romanzieri italiani, racconta le vicende di un gruppo di compagni di classe di un liceo di Martina Franca (Puglia) degli anni '90. Desiati ritrova i compagni in giro per l'Italia e, tutti poco più che trentenni, sono in genere precari, senza figli (e senza voglia di farne), specchio di un'Italia che vive alla giornata con pochi progetti per il futuro. Un libro malinconico che si legge in fretta ma non si dimentica facilmente. (ASaib)


Intervista a Mario Desiati

lunedì 6 luglio 2009

Recensione del giorno

Patria 1978-2008
di Enrico Deaglio
Il Saggiatore, Milano, 2009 - 938 pagine, 22,00 euro.

Con le spalle protette dal costante riferimento alle fonti più accreditate (e insabbiate), Enrico Deaglio e un giovane ricercatore, Andrea Gentile, mettono in fila gli ultimi trent’anni di storia italiana. La domanda è quella urlata nella quarta di copertina: ma davvero tutto questo è successo in Italia? Certo che sì, e se avessero scavato fino al sessantotto chissà quante pagine avrebbero dovuto aggiungere. L’attenzione dei due autori è rivolta più alla politica che alla cronaca, e la chiave di volta dei loro racconti sta spesso negli affari di mafia e nelle conseguenze che questi indussero al nord e a Roma. Magari sotto traccia, le gesta del Berlusconi pre-discesa in campo guadagnano sempre un’attenzione particolare (e il resoconto della notte elettorale del 2004, oltre che atterrire, è un bel pezzo di New Italian Epic). Deaglio e Gentile scelgono, come è giusto, puntellando il racconto dei protagonisti coevi con le premesse dei protagonisti di oggi, e sottolineando certi eventi a scapito di altri meno conosciuti. La chiamata di correo di Bettino Craxi alla Camere nel 1993 non c’è; in compenso c’è il discorso di Sigonella dell’’85, e Bertinotti che inchioda la cassa del primo governo Prodi, nel ’96, e moltissimi altri episodi incresciosi che magari ci siamo dimenticati. Più alcune statistiche: dati del terrorismo e delle guerre di mafia alla mano, il nostro è stato per anni il paese più violento d’Europa, con un tasso di ammazzamenti superiore a quello dell’Irlanda del Nord, dove pure scorreva una guerra civile. Dopo il racconto di ogni anno Deaglio e Gentile aggiungono la citazione di un disco e di un libro significativi, il più delle volte fuori catalogo. Si approvino o meno le loro scelte, (si sa come stanno le cose: metà paese urla la sua verità, ma l’altra metà si tappa le orecchie), ora va molto meglio, in Italia: a fine anni settanta, se un magistrato indagava dove non doveva, per prima cosa gli toglievano l’inchiesta, poi lo isolavano e lo ammazzavano. In centro, a Milano, mica in un paesello sperduto.

venerdì 3 luglio 2009

Quotidiani

Scarpa conquista lo Strega. Scurati battuto per un voto.


Di un soffio, di un solo voto, do­po una sfida al fotofinish (e al cardiopalma) durata ben oltre la mezzanotte, Tiziano Scarpa, con il romanzo Stabat Mater , Einaudi, ha vinto l’edizione numero 63 del Premio Stre­ga. Secondo classificato Antonio Scurati con Il bambino che sognava la fine del mon­do , edito da Bompiani. 119 preferenze con­tro 118.

Tutto come da copione o quasi dunque, a parte quel margine sottilissimo che nes­suno poteva prevedere. Rumors, indiscre­zioni e pronostici della vigilia parlavano co­munque di «un testa a testa, con Scarpa in testa». E testa a testa è stato, per un premio che non riserva mai sorprese nell’assegna­zione.

Distanziati, il terzo classificato Massimo Lugli con L’istinto del lupo (Newton Comp­ton, 58 voti), che era stato la grande sorpre­sa classificandosi al secondo posto nella cinquina, l’esordiente Cesarina Vighy con L’ultima estate (Fazi, 36 voti), al quarto po­sto, e il medico scrittore Andrea Vitali con

Almeno il cappello (Garzanti, 28 voti), a chiudere la cinquina.

La serata è cominciata con un clamoro­so ritardo rispetto alla formula di rito, che prevedeva un inizio alle 21.30, con il presi­dente di seggio Paolo Giordano, vincitore della scorsa edizione, affiancato dal diretto­re della Fondazione Bellonci Tullio De Mau­ro, per il via allo scrutinio delle preferenze espresse dai 400 Amici della domenica, il corpo elettorale del premio. Il via c’è stato, ma solo molto dopo le 23, con un parterre non affollatissimo forse anche a causa del­la forte pioggia pomeridiana sulla capitale. Nell’attesa non si parlava comunque d’al­tro: Scarpa versus Scurati, ovvero Stabat Mater in volata al fotofinish sul romanzo Il bambino che sognava la fine del mondo , e dunque l’eterno duello Einaudi (galassia Mondadori, alla sua terza vittoria consecu­tiva dopo Niccolò Ammaniti, 2007, e Paolo Giordano, 2008), su Bompiani (gruppo Riz­zoli). Uno schema che, alla luce del risulta­to, rinfocolerà le inevitabili polemiche che da sempre (e l’edizione di quest’anno non ha fatto eccezione) accompagnano il pre­mio fondato da Goffredo e Maria Bellonci nel 1944, per molti appannaggio (sia quan­do vincono, ma anche quando non vinco­no) degli appetiti e delle strategie dei gran­di colossi editoriali.

Nell’attesa dell’inizio dello scrutinio, do­vendo ingannare il tempo, tra i tavoli il te­ma è stato per tutti il duello, di cui addirit­tura un’ora prima dell’assegnazione si dice­va: «Vince Scarpa per due-tre voti». E con i protagonisti, forse anche per scaramanzia, restii a rilasciare dichiarazioni sulla sfida. Hanno comunque giocato tra loro, anche a favore di telecamere e flash che li richiede­vano a gran voce. Scurati: «Ma su, mica sia­mo due pugili...». Scarpa: «No no, non sia­mo nemici». Hanno però parlato dei loro libri in ga­ra.

Stabat Mater : la lunga lettera alla ma­dre di una ragazza sedicenne, Cecilia, ab­bandonata nell’Ospedale della Pietà di Ve­nezia da bambina, dove ha imparato a suo­nare il violino, in chiesa, dietro una grata che protegge le giovani dagli sguardi dei fe­deli. E la sua vita che cambia, dopo l’incon­tro con un prete insegnante dai capelli ros­si, Antonio Vivaldi. E Il bambino che sogna­va la fine del mondo di Scurati: prima, la storia di un adulto che accusa un prelato di averlo molestato quando da bambino fre­quentava il seminario. Poi, alcune mamme che denunciano due maestre per abusi nei confronti dei loro figli. Episodi ispirati a fatti di cronaca realmente accaduti, ma nel libro tutto è vero e tutto è reinventato al tempo stesso, con un professore universita­rio protagonista della narrazione che finirà coinvolto, innocente, in un’accusa infa­mante.

Mondanità, eleganza da soirée d’altri tempi, caccia all’invito e splendida cornice rinascimentale del Ninfeo di Villa Giulia: il marchio-Strega è anche garanzia da più di mezzo secolo di evento clou per quanti gra­vitano e fanno parte, a vario titolo, della so­cietà letteraria. E ieri i volti noti non sono mancati: al tavolo Rizzoli-Bompiani Cesare Romiti e l’ex direttore del «Corriere della Sera» Paolo Mieli. Tra gli altri presenti, il sindaco di Roma Gianni Alemanno, l’ex se­gretario del Pd Walter Veltroni, Lilli Gru­ber, Stefano Rodotà, Alain Elkann, Antonio Meccanico, Gherardo Colombo.

Una vittoria, questa, anche per Gian Ar­turo Ferrari, che a fine anno lascia la presi­denza della divisione libri Mondadori: «Le polemiche fanno bene, sono i globuli rossi della cultura, altrimenti le cose sono son­nolente, ferme. Lo Strega è tra i premi lette­rari esistenti al mondo uno di quelli che funzionano meglio, anche più del Nobel che ha premiato persone indecorose. È un premio equilibrato che ha premiato libri di buona qualità». Polemico con la Rai, anco­ra prima della proclamazione, lo sconfitto Scurati: «Come avete deciso la scaletta? Per­ché io parlo per penultimo e Scarpa per ul­timo?».

Infine il commento del vincitore, che ha brindato a Giulio Einaudi. A chi gli dice «Ti­ziano che fortuna» Scarpa così replica: «In­somma... la differenza l’hanno fatta i due voti collettivi, quello della Dante Alighieri e quello delle scuole, certo non tra quelli manipolabili » .

Corriere.it
Venerdì 3 luglio 2009

Articolo di Edoardo Sassi

Riviste

Sfogliamo insieme l'ultimo numero di Satisfiction, free press ideata da Gian Paolo Serino

Recensione del giorno

Nonluoghi
Di Marc Augé
Elèuthera, Milano, 2009 - 107 pagine, 10 euro.


L'antropologo Marc Augè presenta la sua lezione di antropologia culturale, ripartendo dalla definizione di
surmodernità e dall'affermazione dei nonluoghi.
Perchè l'età moderna si è consumata dietro e prima di noi e perchè l'anonimato ha ormai invaso e definito gravemente i luoghi in cui l'uomo aveva formato sè stesso. E così ecco i
nonluoghi: i siti senza storia, dove diventa impossibile relazionarsi coi propri simili. I centri commerciali, gli aeroporti, le grandi catene alberghiere, vale a dire tutti gli spazi senza identità colletiva, dove l'umanità si ridefinisce come un deprimente ammasso di consumatori e passeggiatori, perfettamente omologati, identificabili e sostituibili. Perchè abbiamo perso spontaneità e siamo rimasti tristi e soli in questa megalopoli.
Bastano solo cento pagine per esserne consapevoli e sentirci del tutto inutili nella nostra puntualità.

giovedì 2 luglio 2009

Recensione del giorno

Buongiorno Los Angeles
Di James Frey
Tea, Milano, 2009 - 560 pagine, 16,60 euro.

Se Los Angeles fosse un Paese avrebbe la quindicesima maggiore economia del mondo. Los Angeles è la capitale mondiale dell’industria bellica e di quella pornografica. È la capitale mondiale degli artisti e dei falliti di ogni specie. È la capitale dell’intrattenimento, dell’immigrazione, delle bande di strada e dei concorsi di bellezza.Questo è l’universo di James Frey, dove prendono forma i suoi disperati personaggi e dove i sogni si guastano, deperiscono e, quasi magicamente, si estinguono.L’autore racconta la storia e la geografia di Los Angeles, dalla fondazione di El Pueblo de Nuestra Señora la Reina de Los Angeles de Porciúncula fino ai giorni nostri. Allo stesso tempo anima il più grande intasamento di auto ed individui del mondo contemporaneo, regalando al lettore l’affresco più rappresentativo di una società ormai esplosa, quella americana del nuovo millennio.
James Frey, nato a Cleveland nel 1969, ha lavorato per diversi anni come sceneggiatore per il cinema a Los Angeles, prima di esordire con In un milione di piccoli pezzi, autobiografia intensa e scioccante sulla sua lotta per superare la dipendenza da droga e alcol. Buongiorno Los Angeles è il suo primo romanzo. È sposato e vive con la moglie e la figlia a New York.



James Frey parla di Buongiorno Los angeles

mercoledì 1 luglio 2009

Recensione del giorno

Popcorn Time. L'arte dei titoli di testa
di Fabio Carlini
Le Mani, Genova, 2009
182 pagine, 15,00 euro.


Nel contesto di un’opera cinematografica le sequenze dei titoli di testa sono un esercizio autonomo, pensato e composto da artisti specializzati. Non esiste buon film senza titoli memorabili e merita diffidare di quelli in cui sono tirati via (con giudizio, perchè significherebbe tagliare i tre quarti dell’ultimo cinema di casa nostra). Lo studio di Carlini, storico e professore di cinema, prima scompone le diverse componenti del tema (buio in sala, lettering, differenze fra titoli continui e discontinui); poi ne racconta la storia, illustrando le diverse cifre dei title designers più importanti: il maestro Saul Bass, Maurice Binder (quello di James Bond), Kyle Cooper, Randall Balsmeyer e molti altri. I titoli di testa meriterebbero un loro Oscar: la magia del cinema comincia sempre con loro.


Titoli di testa di Anatomy of a murder

Riviste

guardiamo e sfogliamo insieme il nuovo numero del Classica Magazine.