Casa degli Atellani. Courtesy by Fondazione Portaluppi

lunedì 6 luglio 2009

Recensione del giorno

Patria 1978-2008
di Enrico Deaglio
Il Saggiatore, Milano, 2009 - 938 pagine, 22,00 euro.

Con le spalle protette dal costante riferimento alle fonti più accreditate (e insabbiate), Enrico Deaglio e un giovane ricercatore, Andrea Gentile, mettono in fila gli ultimi trent’anni di storia italiana. La domanda è quella urlata nella quarta di copertina: ma davvero tutto questo è successo in Italia? Certo che sì, e se avessero scavato fino al sessantotto chissà quante pagine avrebbero dovuto aggiungere. L’attenzione dei due autori è rivolta più alla politica che alla cronaca, e la chiave di volta dei loro racconti sta spesso negli affari di mafia e nelle conseguenze che questi indussero al nord e a Roma. Magari sotto traccia, le gesta del Berlusconi pre-discesa in campo guadagnano sempre un’attenzione particolare (e il resoconto della notte elettorale del 2004, oltre che atterrire, è un bel pezzo di New Italian Epic). Deaglio e Gentile scelgono, come è giusto, puntellando il racconto dei protagonisti coevi con le premesse dei protagonisti di oggi, e sottolineando certi eventi a scapito di altri meno conosciuti. La chiamata di correo di Bettino Craxi alla Camere nel 1993 non c’è; in compenso c’è il discorso di Sigonella dell’’85, e Bertinotti che inchioda la cassa del primo governo Prodi, nel ’96, e moltissimi altri episodi incresciosi che magari ci siamo dimenticati. Più alcune statistiche: dati del terrorismo e delle guerre di mafia alla mano, il nostro è stato per anni il paese più violento d’Europa, con un tasso di ammazzamenti superiore a quello dell’Irlanda del Nord, dove pure scorreva una guerra civile. Dopo il racconto di ogni anno Deaglio e Gentile aggiungono la citazione di un disco e di un libro significativi, il più delle volte fuori catalogo. Si approvino o meno le loro scelte, (si sa come stanno le cose: metà paese urla la sua verità, ma l’altra metà si tappa le orecchie), ora va molto meglio, in Italia: a fine anni settanta, se un magistrato indagava dove non doveva, per prima cosa gli toglievano l’inchiesta, poi lo isolavano e lo ammazzavano. In centro, a Milano, mica in un paesello sperduto.

Nessun commento:

Posta un commento