Casa degli Atellani. Courtesy by Fondazione Portaluppi

lunedì 12 luglio 2010

Recensione del giorno

Un giorno
di David Nicholls
Neri Pozza, Vicenza, 2010 - 491 pagine; 18 euro.

Per parlare di questo libro devo partire da Nick Hornby. A me Nick Hornby piaceva molto, all’inizio. Comprai Alta fedeltà ancora nella primissima edizione, quella che aveva in copertina una vecchia stampa e non la ragazza sorridente che subentrò non appena alla Guanda si accorsero di avere per le mani un tesoro. Febbre a 90, già uscito in Inghilterra, me lo divorai in edizione originale ben prima della stampa italiana. Lessi anche Un ragazzo, anche se con minore accanimento. Poi uscì Come diventare buoni, quello scritto in prima persona femminile, e successero due cose: 1) una mia amica mi disse che era un libro tutto sbagliato perchè “nessuna donna ragiona a quel modo”. 2) Will Self - o forse era Irvine Welsh oppure John King, fa lo stesso: uno a caso fra i cantori dell’hooliganism britannico – parlò di Hornby con disprezzo come del classico personaggio che “trovi sempre in cucina alle feste”, con il famelico sottinteso che lui, alle feste, preferiva stare in sala o in camera da letto o in bagno (cito in merito l’inno di Jona Lewie “You'll Always Find Me in the Kitchen at Parties”). La somma di questi eventi e l’improvvida speranza di non essere troppo confuso con Nick Hornby, i suoi lettori e i suoi personaggi, negli anni successivi mi fecero deviare verso altri autori e altri mondi.
Per lanciare Un giorno di David Nicholls la Neri Pozza ha attaccato al libro una fascetta con uno spericolato elogio di Nick Hornby, che parla di un romanzo “coinvolgente e irresistibile”. Sono evidenti la chiamata di correo, l’invito a nozze, il richiamo alle armi: i lettori sono avvisati di avere a che fare con un libro che è piaciuto ad Hornby e si presume presenti le stesse atmosfere, gli stessi rimandi e gli stessi quadri borghesi e londinesi tipici del prototipo. Ma nonostante la mia maturata diffidenza, questo mattone di cinquecento pagine l’ho letto in due soli giorni, sperando che non finisse. I protagonisti sono un uomo e una donna, Emma e Dexter, che passano insieme la notte successiva alla loro laurea, il giorno 15 luglio 1988. “Due ragazzi si incontrano nel momento più bello della loro vita, quando tutto sembra possibile”, strizza l’occhio la quarta di copertina. In Inghilterra il 15 luglio è il giorno di St. Swithin, una ricorrenza legata a un proverbio sul tempo (qualcosa di simile ai giorni della merla o all’estate di San Martino da noi: cito in merito l’inno di Billy Bragg “St. Swithin’s Day”, per quanto suggerito da Nicholls stesso). Le vite di Emma e Dexter si dividono immediatamente (in sintesi: lui è ricco, vanesio e un po’ cialtrone; lei è meno ricca, impegnata e sogna di fare la scrittrice), però quando arriva il 15 luglio di ogni anno i due si incrociano o si cercano, mal che vada si scrivono e si ricordano: come vagamente intuito da entrambi in battuta, l’uno è l’essere più importante della vita dell’altro. Nicholls racconta ogni St. Swithin’s Day della vita di Emma e Dexter, anno dopo anno, fino al 2007: è un trucco narrativo che gli consente di fotografare i loro diversi movimenti senza perdere troppo tempo sugli sviluppi intermedi (faccio un esempio che non pregiudica la vostra lettura: della mamma di Dexter, malata il 15 luglio 1992, si annuncia di passaggio la morte nel capitolo del 15 luglio successivo, ovviando alla necessità di raccontarla). Ora non voglio esagerare con i legami personali, che già ne ho messi fin troppi: però io mi sono laureato sei mesi dopo Emma e Dexter e ho circa la stessa età, seguire la loro vita a due vicina e lontana, anno dopo anno, mi ha spinto naturalmente ad alcune nostalgiche complicità. Che saranno pure state ricercate e piazzate a bella posta per fottermi, però non me ne sono accorto. Già lo so che qui si parla di narrativa, non di letteratura: la letteratura è Bret Easton Ellis, Cormac McCarthy, David Foster Wallace, James Ellroy. Qui si parla di una commedia romantica della quale stanno già programmando il film e contando i possibili incassi (Dexter sarà Jim Sturgess, il protagonista di Across the Universe; Emma sarà Anne Hathaway, tanto per non smentire il richiamo ad un altra commedia romantica passata con strasuccesso al cinema. Servisse la mia opinione, io leggendo pensavo a una come Lily Allen). Però vi giuro tre cose, a costo di fare la figura del boccalone: 1) lo sviluppo della trama non è prevedibile. 2) Emma è fantastica. 3) Quando va alle feste Dexter in cucina ci passa solo a prendere l’alcool. (il.P.)


St. Swithin's Day di Billy Bragg

4 commenti:

  1. D'accordissimo. Io su "Un Giorno" aggiungerei solo qualcosa di personale, che se sentissi sussurrare accanto a me in libreria mi farebbe venire subito voglia di comprare e leggere quel libro: ho appena lasciato Em e Dex e mi mancano già tantissimo.. Sensazione rara e vibrante che ti lascia dentro solo un libro eccezionale. Di narrativa, forse, ma emozioni così intense non necessitano definizioni ulteriori.

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  2. spendido, intenso, realistico, da leggere però a mio parere in età adulta, per apprezzare con cognizione di causa, tutte le infinite sfaccettature della vita e dei sentimenti.

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  3. se la letteratura è wallace e mccarthy non si capisce perchè uno debba sorbirsi un romanzo scritto male, con una trama banale e un finale ampiamente prevedibile: non è meglio aspettare direttamente il film?

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