Casa degli Atellani. Courtesy by Fondazione Portaluppi

martedì 12 gennaio 2010

Recensione del giorno

Bella gente d'Appennino
di Giovanni Lindo Ferretti
Mondadori, Milano, 2009 - 198 pagine; 17 euro

Il racconto dell’ex compagno Ferretti, ora mistico montanaro.
In principio ci furono il punk continentale dei CCCP e la tensione militante espressa in bandiere rosse. Poi, una volta chiuso il piano quinquennale del gruppo, Ferretti si ripresentò prima in un Consorzio di Suonatori Indipendenti e poi nel progetto PGR. Qui si persero le tracce del musicista, quello fedele alla linea. Ferretti viaggia in Mongolia, si ammala, i gruppi si sciolgono, la malattia colpisce anche la madre svelando così la natura ferita dell’umanità intera.
Così si compie il ritorno sulle montagne di casa, a Cerreto Alpi, che coincide con un ritorno alla preghiera, tra comandamenti e dottrina. Qui comincia il racconto e qui inizia il ringraziamento dell’autore a Dio per esser nato montano italico cattolico romano. Così si autodefinisce.
Giovanni Lindo, sempre misero peccatore, dedito alla cura degli affetti, alla preghiera, al lavoro nella stalla e allo studio dei testi della sua nuova guida spirituale: il Santo Padre, il Ratzinger, il pastore, tedesco e filosofo, custode del mistero e garante sulla terra della comunione dei Santi. E le parole di Ferretti non sono più dedicate a Pankow e neanche al soldato Jurij, ma sono cantate verso il cielo, in Chiesa o nell’intimità del presepe di casa. I nuovi valori nascono, nella trazione di montagna, dal gesto quotidiano, ripetuto identico e tendente all’infinito, legato alla terra, dedicato agli affetti familiari e consumato in fatica e povertà.
Un saluto al musicista e viva la pastorizia!

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