Casa degli Atellani. Courtesy by Fondazione Portaluppi

venerdì 22 gennaio 2010

Recensione del giorno

Tutti i racconti
1955 - 1963
di Philip Dick
Fanucci, Roma, 2009 - 628 pagine; 25 euro

27 racconti per alterare il nostro normale equilibrio mentale. 27 racconti per umani, androidi e androidi travestiti da umani. Philip Dick scrive questi racconti e vuole spaventare, perché il futuro non è tanto lontano ed è un incubo e la realtà che viviamo è una confusione di livelli accavallati tra spazio e tempo. L’autore mostra le sue capacità nel ricreare mondi e futuri alternativi, sempre allucinati e incredibilmente plausibili. 27 assaggi per poi riguardare i migliori film di fantascienza degli ultimi 25 anni, tutti ispirati dalle narrazioni di Philip Dick. Primo tra i primi è Blade Runner di Ridley Scott, tratto dal romanzo Ma gli androidi sognano pecore elettriche?, ma pensiamo anche a Total Recall con Schwarzy e a Minority Report di Spielberg. E poi c’è l’infinita serie di pellicole che tanto ricordano le atmosfere dei racconti di Dick: The Truman Show, Vanilla Sky, The Terminator, Matrix. E il finale di Waking Life cita testualmente i grandi anticipi di Dick, in rotoscope naturalmente.

giovedì 21 gennaio 2010

Recensione del giorno

L'odore dell'India
di Pier Paolo Pasolini
Garzanti, Milano, 2009 - 133 pagine; 9,50 euro.

L’odore dell’India è una raccolta di articoli scritti nel 1960 in forma di diario da Pasolini in occasione del suo primo viaggio in India e pubblicati su “Il Giorno”. Ma è anche (o forse soprattutto) un diario di viaggio di tra amici, Pasolini, Moravia e la Morante alla scoperta di un paese mitico e, all’epoca ancora poco conosciuto.
Il punto di vista è quello di una persona sensibile che guarda con stupore e curiosità tutto quello che gli sta attorno: i bimbi col trucco, i colori forti dei sari, gli uomini magri con qualche strofinaccio arrotolato addosso, i gesti veloci di Madre Teresa. Non ha paura, è affascinato dalla gran disponibilità degli indiani e ha una gran voglia di uscire e mescolarsi alla vita polverosa dei bassifondi. Le descrizioni delle sue passeggiate notturne sono forti a tal punto che ti sembra di sentire quell’odore putrido di carcassa e rose che sta descrivendo. Quello che vede è l’India di Nehru ancora in balia tra l’affermazione di una borghesia che ha studiato a Cambridge e i 400 milioni di anime che vivono per le strade. Un incontro forte, che porta Pasolini a formulare curiose riflessioni (come quella di ricondurre alla religione Indù il movimento ondulatorio della testa tipico degli indiani per dire “SI”) e a sollevare problemi di coscienza (come la consapevolezza della propria impotenza.)
Consigliato a tutti quelli che soffrono di mal d’India. (adl)

martedì 19 gennaio 2010

Recensione del giorno

Set in Venice Il cinema a Venezia.
Scatti protagonisti racconti

a cura di Ludovica Damiani

Electa, Milano, 2009 - 286 pagine; 60 euro


Milano films. 1896-2009.
La città raccontata dal cinema

di Marco Palazzini e Mauro Raimondi

Fratelli Frilli Editori, Genova, 2009 - 255 pagine; 15,50 euro


Due libri complici, nonostante i diversi progetti editoriali e le opposte risorse impiegate.
Set in Venice è un libro da tavolo, come li chiamano, sui tanti film girati a Venezia, suddivisi per categorie competenti: Commedia, Sentimento, Dramma, Azione e Suspence, Avventura classica e Casanova, Erotismo, Animazione e – brillante – Venezia ricostruita. L’idea è che non esistano città al mondo altrettanto in grado, come Venezia, di imporsi da protagoniste nei film cui fanno da set. La curatrice ha raccolto numerose testimonianze inedite, soprattutto di scenografi e tecnici, per raccontare i possibili approcci al tema della città, ma la parte del leone la fa l’apparato iconografico, davvero strabiliante e arricchito da numerose foto di scena. Anche grazie a molte produzioni internazionali (due James Bond e un Indiana Jones, per gradire), il catalogo dei film girati o ambientati a Venezia supera i cinquecento titoli. Il libro ne privilegia un’ottantina: oltre ai più probabili (Senso, La chiave, Anonimo veneziano, Morte a Venezia - Federico Fellini entra nella categoria “Casanova” e non in quella “Venezia ricostruita”, dove fa invece la sua figura Cappello a cilindro con Fred Astaire) non mancano opere meno conosciute, come Venezia, la luna e tu, con Marisa Allasio e Sordi che fa il gondoliere, e l’introvabile Il terrorista di De Bosio, con due giovanissimi Gianmaria Volontè e Philippe Leroy. Anche se il migliore di tutti, per me, resta A Venezia... un dicembre rosso shocking di Nicholas Roeg e con Julie Christie. Sperando sia il primo di una serie, un libro imperdibile. Ben altra redazione sovraintende invece a Milano Films, studio curiosamente pubblicato da un editore di Genova specializzato in libri di tema ligure. Stabilito che la storia di Milano riassume o anticipa sempre la storia d’Italia, dalla resistenza agli anni di piombo e dal boom economico agli anni di Craxi, gli autori dimostrano come i film ambientati a Milano seguano in parallelo suddetta storia, ed aiutino a documentarla. Il racconto procede per ordine cronologico e capitoli che s’intitolano “Immagini di una Milano conflittuale” (gli anni settanta) oppure “La città del disimpegno” (anni ottanta), soffermandosi quando occorre su generi particolari (il poliziottesco, le commedie di Renato Pozzetto) o su autori più milanesi di altri (Antonioni, Olmi, Nichetti, Salvatores). Fotografie pochissime e in bianco e nero, stavolta, ma in compenso tanta passione per la materia e un’utile, a tratti perfino pedissequa, registrazione dei luoghi della città impiegati nei vari set. Un libro meno glam, ma altrettanto imperdibile, che ti attacca la voglia di svaligiare un negozio di dvd per poi scoprire che molti titoli citati, al momento, sono di fatto invisibili. In ordine sparso: La rimpatriata di Damiano Damiani, con Walter Chiari che fa il gestore di un cinema, Una storia milanese di Eriprando Visconti, Milano ’83 di Ermanno Olmi e il documentario Gli anni della rabbia di Ranuccio Sodi, sulla Banda Bellini e i servizi d’ordine degli anni settanta. Ma sappiamo già tutti che il migliore è Milano Calibro Nove. (il.p.)


Ratataplan, Maurizio Nichetti (1979)

venerdì 15 gennaio 2010

giovedì 14 gennaio 2010

Riviste

Il Classica Magazine diventa bimestrale e cambia formato. Sfogliamo insieme il numero di gennaio-febbraio.


martedì 12 gennaio 2010

Recensione del giorno

Bella gente d'Appennino
di Giovanni Lindo Ferretti
Mondadori, Milano, 2009 - 198 pagine; 17 euro

Il racconto dell’ex compagno Ferretti, ora mistico montanaro.
In principio ci furono il punk continentale dei CCCP e la tensione militante espressa in bandiere rosse. Poi, una volta chiuso il piano quinquennale del gruppo, Ferretti si ripresentò prima in un Consorzio di Suonatori Indipendenti e poi nel progetto PGR. Qui si persero le tracce del musicista, quello fedele alla linea. Ferretti viaggia in Mongolia, si ammala, i gruppi si sciolgono, la malattia colpisce anche la madre svelando così la natura ferita dell’umanità intera.
Così si compie il ritorno sulle montagne di casa, a Cerreto Alpi, che coincide con un ritorno alla preghiera, tra comandamenti e dottrina. Qui comincia il racconto e qui inizia il ringraziamento dell’autore a Dio per esser nato montano italico cattolico romano. Così si autodefinisce.
Giovanni Lindo, sempre misero peccatore, dedito alla cura degli affetti, alla preghiera, al lavoro nella stalla e allo studio dei testi della sua nuova guida spirituale: il Santo Padre, il Ratzinger, il pastore, tedesco e filosofo, custode del mistero e garante sulla terra della comunione dei Santi. E le parole di Ferretti non sono più dedicate a Pankow e neanche al soldato Jurij, ma sono cantate verso il cielo, in Chiesa o nell’intimità del presepe di casa. I nuovi valori nascono, nella trazione di montagna, dal gesto quotidiano, ripetuto identico e tendente all’infinito, legato alla terra, dedicato agli affetti familiari e consumato in fatica e povertà.
Un saluto al musicista e viva la pastorizia!